L’atto della CONDIVISIONE: dividersi per amplificare

Foto di Darkmoon_Art da Pixabay

L’EDITORIALE – Natale è sempre Natale, e per quanto siano giorni di poca durata, sappiamo che hanno rara intensità per la gioia della tradizione, le riunioni di famiglia coi regali e l’occasione di rivedere vecchi amici.

Ora, dopo aver argomentato la Scelta, e ancor prima la Cultura, tenterò di riesumare il dono più bello che quasi più fra uomini intercorre: la Condivisione.

Quando facciamo una cosa per noi v’è soddisfazione, quando invece solo e per troppo tempo per qualcun altro v’è avvilimento. Alla ricerca della tanto desiderata via di mezzo: fare progetti per noi stessi per poi condividerli con chi sa apprezzare … e magari ricevere altrettanto qualcosa di inaspettato, non sarebbe meraviglioso?

Proprio in questo pensiero alberga la tanta agoniata mezza misura, chi per troppa bontà non sente il suo presente e chi vive solo della sua visione.
La condivisione ha in sé una piacevolissima accezione, risiede nella libertà di essere compartecipi di un qualcosa, quella della scelta sotto le più colorate e varie identità culturali.

In passato mi sono divertito a cercare di comprendere il perché le persone sono divise in gruppi:
scegliere amici piuttosto che altri, appartenere a un contesto che magari differisce da quello di provenienza, o peggio vivere una realtà che si credeva fosse impossibile, da qui il famoso detto non è brutto esser soli, tanto avere accanto qualcuno che ti fa sentire tale. Bene.

Dando per scontato quel che si sa, ho cercato di ottimizzare il ragionamento in base a quelli che sembrano tre fattori per cui noi scegliamo una prospettiva di vita. Le risorse economiche, le energie umane per la sfera delle passioni e il tempo.
Ricordando la nostra storia e il tempo in cui viviamo, privo di valori e consumista (almeno non per tutti), ho percepito un’iperbole collettiva: quando una di queste tre incognite fra l’economia, l’energia e il tempo è sacrificata per qualcuno o qualcosa, allora abbiamo una condivisione sincera.

La condivisione sono gli atti spesi per un’idea perché sia compartecipata.
Ebbene sì, sono sicuro che qualcuno cadrà nel piccolo tranello del teorema del superuomo, o negli ultimi decenni la teoria della superdonna, quell’essere dalla ferrea volontà che di chiunque mai abbisogna e sa cosa meglio sia sempre. Ma qui non sono in dubbio gli atteggiamenti da perseguire, quanto la reale possibilità dopo o durante un percorso di guardare, e per i più egoici di mostrare, ciò che abbiamo dentro.
Non è un obbligo ma un’opzione aggiuntiva.

Ricordando le parole dell’editoriale sull’Amicizia, <<la condivisione del proprio successo non consuma i benefici di una vittoria come di solito pensiamo, perché a volte vi sono persone a cui darsi significa avere un appoggio sincero … gli amici>>, che siano amici o parenti non ha importanza, siamo arrivati a toccare un punto fondamentale della nostra ricerca.

Con-Divisione, da con che sta per comune e divisione. La divisione se rapportata al concetto precedente sul sacrificio del tempo, dei soldi e delle proprie energie, appare una cattiveria fatta a noi stessi.
Tuttavia se comprendessimo che viene meno un qualcosa di nostro per la costruzione di una realtà realmente voluta, saremmo più vicini e meno distanti di quanto pensiamo. Ordunque adesso si capisce come quel che si perde spesso si ritrova, e per quanto divisi crediamo di essere nei gentili atti, di chi per bene agimmo, può esser amplificato.

La condivisione è il superamento del dogma coercitivo tipico della cultura occidentale (tempo, soldi ed energia), non mostra subito il risultato finito ma ne possiamo beneficiare nel momento più difficile.
Nel tempo delle nostre esistenze ci viene concesso apparentemente poco di quel che vorremmo, ma aprendo una piccola parentesi su che cosa potrebbe condizionarci, e chiudendola con uno sguardo alla morale, è sempre meglio andare oltre il tanto amato aneddoto del bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno.

Un atto dovuto può anche essere ricevuto, non sempre effettuato.
Cerchiamo di creare le condizioni per cui le persone accanto possano farci da compagni per dei progetti personali e collettivi.

Si dice che solo concentrandosi su noi stessi potremmo capire gli altri, ma forse per quanto arrogante possa sembrare, temo che sia cruentemente vero il fatto che il segreto è che non c’è nessun segreto e quindi, dovremmo vivere con la coscienza che il mondo sia di tutti e per tutti, nessuno escluso.

Per cosa tutto faresti?
Per chi essere vorresti?
Per quanto tempo ti daresti?

Di cercar qualcosa, diviso per gli altri, presto scoprirai.
Quel che perduto credevi allor vedrai.


D’esser vivo coi più, di condiviso atto, sarai.
Qualcuno, come loro son ora per te, avrai.

Paolo Cavaleri

Condividere è conoscere!

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